Massimo Massarenti Photos & more

Marocco

Si fa presto a dire Marocco, perché in realtà, visitarlo bene, vuol dire viverci insieme, alla gente e a molti più luoghi di quelli descritti qua.

 

La partenza dall'aeroporto Marco Polo di Venezia, prevede uno scalo a Casablanca, prima di arrivare a Marrakech.

Il cambio volo giunge di sera e molte attività aeroportuali sono chiuse, ma seguendo un po' l'istinto trovo l'area imbarchi locali.

 

Il gendarme all'uscita per Marrakech, all'una di notte, fingeva di non trovare i timbri giusti. Fortunatamente non è andato oltre la mia pazienza e mi ha fatto attraversare l'arco d'uscita.

 

Come da precedenti accordi via e-mail, mi hanno mandato una macchina a prendermi all'aeroporto; c'è l'autista e il segretario del Riad. In quindici minuti, arriviamo alla Casba, dove l'auto non può proseguire. Col segretario, proseguiamo a piedi tra vicoli e vicoletti in una fresca notte stellata di gennaio.

Non ci sarei mai arrivato da solo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi porta alla camera, a piano terra del Riad, tipica costruzione con un cortile centrale e le camere tutte intorno.

 

Per questo viaggio ho portato tre ottiche fisse: il 50 mm, il 24 mm e nuovo per me 14 mm. Un cavalletto ed un po' di accessori indispensabili.

 

Nei giorni seguenti, comincio a visitare la città, la famosa piazza Jamaa el Fna, i vicoli della casba, senza per altro allontanarmi troppo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le donne non si possono fotografare se non con il loro raro consenso, per tutto il resto è davvero un piacere trovare un tripudio di colori, di angoli suggestivi, di atteggiamenti nuovi e curiosi da immortalare. Il Souk della città è tra i più grandi; i banchi di spezie sono una tavolozza di colori esemplare, ma anche i banchi della frutta e verdura o le bottegucce che vendono artigianato locale con le lanterne colorate che spiccano tra altre. Scene di vita, di mercato, con tanta gente, biciclette, motorini, cani e bimbi che giocano.

 

Nel Souk giro col 24 mm per potermi permettere una maggiore libertà di messa a fuoco con una buona profondità di campo.

La street qui la fa da padroni; Meno i ritratti, altrimenti bisogna pagare e qui quando si tratta di accordarsi per un prezzo è una lunga storia; per loro risulta quasi un passa tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi perdo, ma non troppo tra i vicoli della città vecchia e già le pareti delle case, gli scuri delle finestre, le porte di casa mi aiutano molto a realizzare qualche scatto che mi soddisfa.

 

Per i giorni seguenti ho prenotato delle uscite dalla città chiedendo direttamente al ragazzo dell'albergo. Trovo che i prezzi siano spesso più convenienti della prenotazione fatta dall'Italia ed in più si comprende meglio cosa è compreso o meno.

Il tutto organizzato in regola e con la massima professionalità.

 

Quindi cominciamo con la prima uscita di tre giorni, verso il deserto, compreso il trasferimento su cammello fino ad una piccola oasi nel cuore del deserto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'autista ci porta con un Van, guidando per molte ore, sostando dove lui conosce i posti migliori per le fotografie. Tutto è molto lontano dai nostri ritmi. Persone che camminano lungo la strada con chilometri di nulla tutto attorno. Altri tornano con il loro asinello senza neppure guidarlo, passo dopo passo. Passeremo anche una notte in un albergo in quota, gelido e senza riscaldamento.

Ci riempiono di coperte. Il bagno e la doccia vengono usati all'essenziale. Solo per la cena godiamo di una stanza col fuoco.

 

All'indomani il viaggio riprende e attraversiamo anche Ouarzazate, la Hollywood del Marocco. Qui vengono realizzati numerosi film, documentari, pubblicità, notiziari ecc ecc. Qui il cinema è davvero una grande risorsa.

I paesaggi tutto attorno spiegano come questi posti si rendano lo scenario più adatto per queste riprese. Oltre il letto di un fiume ormai arso dal sole, l’Oued Ounilla, c'è davvero un castello.

E’ di sabbia e sembra che sia stato costruito da un gigante bambino. Con quei muri un po’ storti e le torri sdentate. Siamo vicini a Ouarzazate e quella è la kasbah in mattoni di fango rossi di Aït Benhaddou.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Posso sbizzarrirmi con il 50 mm, per qualche ritratto suggestivo e qui la gente è meno sulla difensiva e più abituata al turista.

Il polarizzatore mi aiuta non poco in queste giornate di sole, con un cielo blu e le nuvole disegnate di bianco.

 

Le case, le strade, il deserto sono tutti collegati tra loro da una gamma di colori che va dal giallo al rosso con tutte le sfumature intermedie. Al sera, verso l'ora del tramonto tutto si infuoca di rosso. Una meraviglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giungiamo verso le 16 a Merzouga ad Erg Chabi desert, confine naturale con l'Algeria dove i cammellieri ci attendono con i loro pazienti dromedari. Ci attende una passeggiata attraverso le dune, a dorso di dromedario con tanto di tramonto.

Non apprezzo questo mezzo di trasporto, perché stare a gambe larghe mi crea non poco fastidio, ma lo scenario è splendido. Sulla groppa si è ad una altezza di un paio di metri e la visuale è suggestiva.

Le guide avanzano anche i consigli per i momenti più adatti per fotografare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho sfoderato il mio 14 mm che mi permette di essere sempre a fuoco di non mancare mai il soggetto. Mi sento proprio soddisfatto. Dopo una breve sosta sulla cresta di una grande duna a vedere il sole che scende, ripartiamo per l'accampamento dove ci aspettano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arriviamo che il sole è sceso ed è già scuro, le poche luci che offre il deserto, sono quelle del nostro accampamento e quello di uno poco lontano.

Ci indicano le tende dove per ognuno di noi hanno previsto una decina di coperte per la notte.

 

Dopo la gustosissima cena che ci hanno preparato le famiglie berbere dell'accampamento, mi allontano di qualche centinaio di metri, lasciando le luci, i fuochi e le voci dei canti alle mie spalle. Sono armato di pila, cavalletto e scatto remoto e naturalmente il mio 14 mm ancora montato. Le stelle si sono fatte vedere a frotte. È davvero suggestivo. Ho tutto il tempo per i miei scatti, prove, esperimenti. Che gioia, che felicità.

La notte in tenda sarà comunque gradevole, completamente vestiti e sonno mezzo metro di coperte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di prima mattina siamo già in carovana sopra i nostri dromedari, per tornare alle auto, all'asfalto, alla civiltà.

In serata saremo di nuovo a Marrakech.

 

Prenoto al volo, sempre al Riad che mi ospita, una nuova escursione, verso l'oceano alla città di Essaouira, verso ovest.

Il viaggio è molto più breve ma prevede ugualmente una piacevole sosta; Le capre sull'albero Argan. Una vista suggestiva, indescrivibile da lasciare increduli. Queste capre vivono tra i rami del grande albero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si prosegue velocemente verso la meta, dove l'autista ci scarica giusto al porto, dove le barche dei pescatori sono rientrate da poco, riempiendo completamente il bacino. Il cielo è blu terso, i gabbiani festeggiano tra le case del pesce che girano in quel mercato sull'acqua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 50 mm mi permette di cogliere attimi davvero suggestivi. Sembra primavera, le stradine e le case colorate mi ricordano i tipici porti di mare, che in qualche modo si assomigliano un po' tutti. Le panoramiche le lascio al 24 mm, che mi permette di raccogliere quell'angolo di paradiso in un solo fotogramma.

 

 

 

 

 

 

 

 

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