Kerala - la casa di Dio
Kerala "La casa di Dio" - India sud occidentale
Il Kerala, posto a sud ovest dell'India, è chiamato anche la "casa di Dio" per i vari aspetti che lo identificano come uno stato dalla bellezza unica come natura e per la popolazione in perfetta sintonia con un luogo in gran parte incontaminato e ricco di una flora di eccellente rarità è bellezza difficilmente ritrovabile in altre regioni tropicali del globo.
Partendo dall'aeroporto di Venezia è d'obbligo uno scalo da Doha capitale del Catar. La preoccupazione maggiore nei viaggi fotografici che prevedono il viaggio in aereo è sempre legato al peso del bagaglio a mano. Difficilmente si inserisco apparecchiature del corredo, nel bagaglio da stiva se non un cavalletto d'emergenza che in caso di smarrimento non si trasformerà in una disgrazia che possa minare l'umore dell'intera spedizione.
L'arrivo in India ed in particolar modo in Kerala è fissato all'aeroporto di Cochin a nord di questo stato. Dopo i due voli fortunatamente puntuali e senza alcun disagio, si pensa di aver compiuto la parte più impegnativa di questo avvicinamento al nostro hotel. In realtà non è proprio così, perché il pulmino che ci aspetta, giusto fuori dalla zona arrivi dell'aeroporto presto ci mostrerà un aspetto del Kerala che non conoscevamo che ogni indiano conosce perfettamente. Si tratta del traffico di questo paese o di questo continente se si preferisce, che viaggiano all'inglese, sulla sinistra, ci porta ad una velocità media di trenta chilometri all'ora a serpeggiare, sfiorare, scansare ogni tipo di veicolo, persona, animale o cosa presente sul manto stradale, il tutto accompagnato da improvvise e profonde buche abilmente scansate dai guidatori del Kerala. Gli spostamenti dell'intero periodo della spedizione avranno questi ritmi con le medesime modalità.
L'attrezzatura scelta è stata attentamente passata ad una accurata analisi di quello che sarebbe potuto servire e quello che si sarebbe rivelato esclusivamente una zavorra da portarsi dietro in ogni punto del tragitto, ad ogni escursione per ogni viottolo del paese. Utilizzando una fotocamera a formato pieno, si opta per un grandangolo 17-40 per coste, cielo e ogni altro angolo da raccogliere in un solo scatto. Il 24-70 sembra sovrapporsi al precedente grandangolo, ma in realtà ci sono alcuni aspetti da non dimenticare quando si sceglie un'ottica così; oltre ad essere molto versatile, la sua maggiore luminosità si rivelerà estremamente utile in molti frangenti e soprattutto dalla street, con la possibilità di raccogliere, con qualche ISO in più i dettagli più scuri ed in ombra dei piccoli negozi e laboratori trovati ad ogni angolo di strada. Una attenzione particolare è stata data dall'evitare per quanto possibile, il cambio lente frequente, mettendo in pericolo l'integrità del sensore della reflex. Una lente medio-lunga come il 70-200 stabilizzato si rivelerà una scelta indovinata per diverse escursioni dove un'ottica più corta sarebbe stata una penalità pesante per le riprese.
La corrente disponibile in Kerala è di 220 Volt, con una presa tripolare a gambi tondi e grossi, tanto che l'adattatore di tipo inglese non si adattava minimamente avendo i tre gambi di tipo piatto. Fortunatamente una semplice prolunga a due gambi, infilata in due dei tre buchi presenti, permetteva di avere corrente e alimentare tutta l'elettronica che ormai ci tiriamo dietro senza rendercene conto e della quale non riusciamo a farne a meno.
Una abbondante scorta di CF (schede di memoria) ha permesso di scattare senza riserve o timori di restare senza spazio disponibile giusto per salvare i propri scatti, realizzati rigorosamente i raw. Le schede, una volta colmate, venivano copiate nel Disk-drive a carattere cautelativo, giusto per evitarsi brutte sorprese al ritorno in patria. Il cavalletto di tipo "gorilla" con testa maggiorata che ha viaggiato in stiva, ha permesso soltanto pochi scatti e la sua assenza non si sarebbe notata.
Un piccolo elogio vorrei indirizzarlo verso lo smartphone, che anche se non riusciva a collegarsi ad internet per via di Sim non locali, ha permesso, grazie alla fotocamera integrata ed al suo GPS di registrare itinerari, geo referenziare fotografie, tanto da poter ottenere un preciso quadro delle zone visitate e fotografate. Prima di una sessione è stato sufficiente realizzare qualche scatto, accertandosi che il GPS fosse attivo e funzionante; dopo di ché, reflex alla mano con la stessa inquadratura di una delle foto dello smart-phone ed il gioco è fatto.
Da metà settembre i Monsoni erano in fase di esaurimento, ma per gran parte del periodo di soggiorno in Kerala, gli acquazzoni copiosi, si presentavano inaspettatamente più volte durante la giornata. Era d'obbligo portare con se la mantella parapioggia, aver scelto uno zaino impermeabile con copertura integrata ad attivazione rapida e magari una copertura per la macchina che permettesse di fotografare anche sotto la pioggia. Con questo tempo atmosferico però, i cieli blù con nuvole cangianti e l'immancabile filtro polarizzatore si sono potuti ottenere paesaggi davvero interessanti ed emozionanti.
Una piccola nota folcloristica è legata all'idea di utilizzare il "pennello al volo" di Photoshop per rimuovere dai nostri i scatti i numerosi ed onnipresenti cavi elettrici risulta una guerra persa in partenza e che in India, forse, vanno lasciati e magari ricercati.
Per la navigata nelle acque interne, le "Backwaters", bisogna valutare bene se l'escursione avverà con grandi barconi turistici oppure con imbarcazioni più modeste, con una stazza più contenuta, così da prevedere la possibile distanza dalla riva, durante la navigazione. Una lente medio lunga, permetterà di scoprire dettagli e scene di vita, difficilmente riconoscibili ad occhio nudo, che si svolgono sulle sponde dei corsi d'acqua, tra le case e le reti stese ad asciugare.
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